Chi fa bene a rivolgersi ad uno psicoanalista?
In generale nessuno e tutti. Cioè a dire ci siamo tutti in mezzo, nella stessa acqua, nessuno è migliore di un altro.
Solo alcuni hanno voglia di venirne a capo.
Avete una bellissima nave, la natura vi ha fornito lo scafo e voi lo avete attrezzato con vele e motori come meglio avete saputo e potuto fare. Potete navigare verso Psiche e allontanarvene a vostro piacimento. Non dico che potete fare a meno del pensiero, perché quello ve lo portate appresso anche quando dormite, ma potete fare a meno di pensare il pensiero.
Non vi viene in mente un nome? Sarà un pensiero tenuto lontano da voi stessi? (Come dicevo la volta scorsa). Ma va benissimo, vi verrà in mente più tardi!
Oppure, non avete appetito e pensate che mangerete più tardi.
Ma a volte la nave si incaglia, le vele non prendono il vento, cominciate a credere che non ci sia nessuna isola di nome Psiche e che non ci sia nessun tesoro. Credete anche di avere una pessima nave e di non sapere navigare … In questo caso, se volete, la psicoanalisi, con la sua piccola zattera, vi aiuta.
A che cosa? A farvi tornare la voglia di andare verso Psiche, a cercare il tesoro e soprattutto a sapere che si tratta di un tesoro per il quale vale la spesa di disincagliare la nave e tornare ad essere quelli che avreste potuto se …
Fuori di metafora.
Succede a volte di ritrovarsi sempre allo stesso punto: la stessa fobia, la stessa inappetenza (che brutta parola l’anoressia!), la stessa sfrenata voglia di mangiare (bulimia, come parola è peggiore dell’anoressia) la stessa vergogna (che si chiama anche fobia del ridicolo), la stessa angoscia, la stessa tristezza, senza che ce ne sia ragione.
Ho ripetuto stessa perché è essenziale. Un disturbo è un fatto normale, è la sua ripetizione fissa nel tempo che può suggerirvi di venire di me. Ad esempio: tutte le volte che sto per uscire in strada, o sto per prendere l’ascensore, o sto per salire su un aereo, o sto per andare a letto, tutte le volte mi prende un nodo allo stomaco, mi manca l’aria, sto quasi per vomitare e se mi distolgo da quello che avevo intenzione di fare mi passa.
Allora si può dire che non c’è ragione nel mio corpo perché mi venga un disturbo così fatto.
Desidero fare altri esempi: tutte le volte che il mio coniuge esce di casa mi viene paura che potrebbe tradirmi. Tutte le volte che un amico si avvicina, credo che voglia ingannarmi. Quando mio figlio è fuori, ho il terrore che gli succeda qualcosa. Sempre! (Il sempre è essenziale, altrimenti prendiamo per disturbo la giusta occupazione dei genitori verso i figli!). Sempre! Anche quando è fuori con l’altro genitore (se è affidabile), con i nonni (se sono sicuri), in camera sua a dormire, al punto che mi sveglio col terrore che possa non respirare più (per inciso, lo stesso terrore che provavo fino a cinque anni nei confronti dei miei genitori, o del mio fratellino).
Ed infine, quando vado in chiesa, mi accorgo che non riesco a pregare; quando vado alle riunioni del partito (ormai non ce ne sono più di partiti!) non riesco a concentrarmi, quando leggo non riesco a seguire il filo del discorso.
Proprio per ultimo: al massimo della mia tranquillità , sento le voci che mi parlano, vedo persone che non ci sono, sento profumi o puzze inesistenti. Lo so bene che sono un prodotto della mia fantasia, ma li vedo e li sento ugualmente.
In tali casi la piccola e malferma zattera della psicoanalisi può aiutarvi.
“Ma scusi – potreste dire – se è piccola e malferma, scappa la voglia di salirci sopra!â€
Avete ragione, ma il suo carattere di non sicurezza dipende dal fatto che voi stessi siete insicuri. Vi ho già detto che la psicoanalisi si fonda su di voi. Se avete ancora un fondo di fiducia in voi stessi, venite pure. Se non si fosse capito: anche la cattiva opinione di se stessi è una buona occasione per incontrarci.
E per i bambini? Lo stesso, con una grande differenza. Tutte queste cose sono ancora più normali nello sviluppo, a meno che non ci sia la condizione per cui il bambino sta già pregiudicando il suo futuro in una maniera che poi sarà irreversibile.
Ad esempio si chiude in se stesso e non parla più. Si deve vedere l’atto della chiusura in se stesso (questo è più difficile e lungo da spiegare). Oppure se il bambino si scaglia facilmente contro gli altri che non gli hanno fatto nulla. O anche se va così male a scuola che rischia di non potere proseguire e non ha alcun handicap: andava benissimo fino ad un certo punto e poi non ha capito più nulla. E non c’è stata nessuna malattia.
Se avete un dubbio su voi stessi o sul vostro bambino una consultazione va sempre bene, non mangio nessuno, specialmente durante il lavoro, e dico chiaramente quando non è il caso.
Una mia abituale risposta è:
“Ha fatto bene a consultarmi, ma non vedo nessun disturbo. Lasci passare qualche mese, se le cose rimangono ferme, mi chiami di nuovo!â€
Mi succede a volte che la persona aggiunga qualcosa, quasi di sfuggita, per la quale è opportuno iniziare un lavoro. Allora dico:
“In questo caso sì. Trovo opportuno iniziare un lavoro. Vediamoci un’altra volta e ne parliamo meglio.â€